Si è tenuto questa mattina, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, il convegno “L’altra Giustizia”, promosso dall’Organismo Congressuale Forense (OCF), con l’obiettivo di aprire un confronto ad ampio spettro sul ruolo strategico dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR) nel sistema giudiziario italiano. Un tema sempre più centrale in un contesto segnato da tempi processuali crescenti, carenze strutturali e difficoltà organizzative che minano l’efficienza e la credibilità della giustizia civile.
La partecipazione di importanti rappresentanti delle istituzioni, della magistratura, dell’avvocatura, dell’università e del mondo produttivo ha contribuito a rendere l’incontro un momento di dialogo autentico e concreto. Tra gli intervenuti, il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il Presidente della Commissione Giustizia della Camera on. Ciro Maschio, e l’on. Annarita Patriarca, Segretario di Presidenza della Camera.
Il convegno si è svolto in un momento particolarmente delicato per il sistema giudiziario italiano, che continua a evidenziare forti criticità. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Giustizia, nel 2024 la durata media dei procedimenti civili in primo grado ha toccato quota 488 giorni, in aumento rispetto ai 486 del 2023, mentre il cosiddetto “disposition time” complessivo è salito a 343 giorni, segnando un incremento del 5,5% rispetto all’anno precedente. Un trend che allontana l’Italia dagli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che impone una riduzione del 40% dei tempi entro la metà del 2026.
A complicare ulteriormente il quadro è intervenuta la crisi degli uffici del Giudice di Pace, che ha costretto il Ministero a ipotizzare un rinvio al 30 giugno 2026 dell’entrata in vigore delle nuove competenze, inizialmente previste per ottobre 2025, a causa di gravi carenze di personale sia tra i magistrati onorari che tra gli operatori amministrativi. Un rinvio che si prospetta necessario per evitare il collasso della giustizia di prossimità, già oggi sottoposta a forte pressione.
In questo scenario complesso e critico, l’OCF ha voluto porre al centro del dibattito la mediazione e gli strumenti ADR come elementi strutturali di un sistema giudiziario più accessibile, moderno ed efficiente.
Lo ha sottolineato con forza Alessandra Dalla Bona, componente dell’Ufficio di coordinamento dell’OCF, che nel suo intervento ha dichiarato:
“Oggi più che mai, la giustizia italiana ha bisogno di strumenti concreti per rispondere alle esigenze dei cittadini. La mediazione e le altre forme di risoluzione alternativa non sono soluzioni marginali, ma leve strategiche per rendere il sistema più efficiente, accessibile e giusto. È tempo di riconoscere e valorizzare davvero questa ‘altra giustizia’.”
Il viceministro Sisto, intervenendo nel vivo del dibattito, ha offerto una lettura puntuale delle sfide che attendono il sistema giustizia e ha annunciato l’adozione di misure straordinarie da parte del Ministero per fronteggiare la situazione:
“La giustizia italiana ha ancora bisogno di una cura strutturale. Oggi abbiamo un giudice ogni 11mila cittadini, mentre in Germania il rapporto è di uno ogni 5mila. I nostri magistrati producono oltre 400 sentenze all’anno: sono vere e proprie one man band, chiamati a far fronte a un carico di lavoro impressionante. Il PNRR ci impone scadenze stringenti e obiettivi sfidanti, come la riduzione dell’arretrato nella giustizia civile. Anche per questo abbiamo deciso di intervenire con determinazione, predisponendo 500 giudici per smaltire il contenzioso pendente”.
Il viceministro ha poi rivolto un forte appello anche alla cultura della mediazione, evidenziando che, nonostante alcuni segnali incoraggianti, c’è ancora molta strada da fare: “Nel 2023 abbiamo registrato 178mila nuove iscrizioni alle mediazioni. È un dato in crescita, ma la strada è ancora lunga. L’avvocato deve essere il primo promotore della mediazione, deve convogliare il contenzioso verso il dialogo, senza pensare che evitare una causa significhi perdere prestigio. Al contrario, è un atto di responsabilità. I mediatori, dal canto loro, devono essere professionisti convinti e preparati, capaci di diventare il vero motore di questa nuova giurisdizione.”
Una visione condivisa anche dal segretario dell’OCF, Accursio Gallo, che ha ribadito il ruolo centrale dell’avvocatura nel percorso di affermazione della giustizia complementare.
“La mediazione rappresenta per l’avvocatura italiana un’opportunità. Non è un passo indietro rispetto alla tutela giurisdizionale, bensì un’evoluzione del ruolo dell’avvocato: da semplice patrocinatore a protagonista attivo nella costruzione di soluzioni sostenibili, rapide ed efficaci. È proprio in questa prospettiva che riteniamo fondamentale il coinvolgimento diretto degli avvocati nei percorsi di formazione, promozione e attuazione delle ADR. Solo così la mediazione potrà trasformarsi da adempimento formale a strumento concreto di giustizia, al servizio di cittadini e imprese”.
I dati del Ministero della Giustizia sul ricorso alla mediazione confermano un andamento in costante crescita. Dal 2011 al 2023 i procedimenti iscritti sono passati da 60.810 a 178.182, con buone performance soprattutto nelle materie volontarie e nelle mediazioni demandate dal giudice. Le controversie di valore compreso tra 1.000 e 5.000 euro sono quelle che si concludono più frequentemente con un accordo, con un tasso di successo del 57%, seguite dalla fascia intermedia tra 5.000 e 25.000 euro (54%). I risultati migliori si registrano nei settori dei diritti reali, contratti di subfornitura, franchising, divisioni ereditarie e affitto di azienda, tutti con percentuali di successo superiori al 40%. La mediazione si conferma quindi efficace, soprattutto laddove gestita da professionisti preparati e in presenza di un contesto culturale favorevole al dialogo.
La fotografia per aree geografiche mostra un’Italia a più velocità. Il Centro Italia guida la classifica con il 25,9% delle mediazioni, seguito dal Sud (23,9%), Nord Ovest (23%), Nord Est (16%) e Isole (11,5%). Le regioni più attive risultano essere Lombardia, Lazio, Toscana e Campania.
In conclusione, il convegno ha rappresentato molto più di un’occasione di approfondimento: è stato un forte segnale politico e culturale per riconoscere alla mediazione e agli strumenti ADR il ruolo che meritano all’interno del sistema giustizia. In un momento in cui il tempo è una variabile critica e la fiducia dei cittadini verso le istituzioni è fragile, “l’altra giustizia” si propone non come alternativa alla giurisdizione, ma come suo completamento naturale, capace di dare risposte più rapide, sostenibili e condivise.