Aitec, l’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento, ripercorre la storia dell’industria del settore in un volume dal titolo “150 anni di storia del cemento in Italia. Le opere, gli uomini, le imprese”, scritto da Tullia Iori, professore associato di architettura tecnica all’Università di Roma Tor Vergata, e dal giornalista Alessandro Marzo Magno, per Gangemi editore.
“La coincidenza temporale dell’unificazione con l’industrializzazione del processo produttivo del cemento non è casuale – spiega Alvese Zillo Monte Xillo, Presidente di Aitec – ma rappresentativa di un percorso comune che ha accompagnato senza soluzione di continuità la storia del nostro Paese”.
Tullia Iori accompagna il lettore attraverso le tappe più significative dell’evoluzione del settore, dall’Unità a oggi, raccontandone alti e bassi:
– L’avvio della produzione negli stessi anni dell’unificazione. Proprio mentre si proclamava il Regno d’Italia, è in costruzione la strada ferrata dell’Unità. La linea ferroviaria detta “Centrale” tra Milano a Roma, voluta nel 1856 dal Governo austriaco, dallo Stato pontificio, dai Ducati di Parma e Modena e dal Granducato di Toscana per muovere rapidamente le truppe in difesa del Papa, sarà completata dopo la seconda guerra d’indipendenza e diventerà il simbolo dell’unificazione.
– La veloce diffusione del cemento armato anche in chiave antisismica. E’ proprio il terremoto di Messina e Reggio Calabria della notte del 28 dicembre 1908 a dare una svolta definitiva alla storia dell’edilizia antisismica in Italia. Il concorso internazionale bandito per la ricostruzione delle due città sancisce ufficialmente il primato del cemento armato rispetto alle altre tecniche costruttive nella battaglia contro i terremoti.
– L’involuzione durante l’autarchia fascista. Improvvisamente la struttura in cemento armato viene proibita: prima parzialmente e alla fine, con il decreto legge del settembre 1939, totalmente. La motivazione ufficiale è l’impossibilità di importare il ferro d’armatura; la verità è che tutto il ferro disponibile serve alla patria per l’industria di guerra. Nell’edilizia si innesca un’appassionata sperimentazione sul campo, finalizzata ad utilizzare comunque strutture a base di cemento, materiale che si produce in grandi quantità. Su questo obiettivo si mette a punto uno stile architettonico più adatto a rappresentare il fascismo. L’appello alla “genialità degli artisti italiani, i quali dovranno esprimere nelle masse e nelle linee ardite e grandiose le caratteristiche essenziali dell’arte architettonica romana e italiana”, trova la risposta più letterale e canonica nel Colosseo Quadrato. Qui il ritorno all’autarchica muratura e l’italica dimensione visionaria si sposano con straordinaria efficacia.
– Il ritorno da protagonista durante la ricostruzione post-bellica. Le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale sono notevolissime e accompagnano la risalita delle truppe alleate che liberano via via il territorio dai nazisti. Prioritario diventa ripristinare integralmente la rete viaria: riparare circa 15.000 chilometri di strade e ricostruire 2.600 ponti. Il cemento armato avrà quindi un ruolo decisivo nel riattivare le comunicazioni nel Paese, ma anche nel soddisfare l’eccezionale fabbisogno abitativo accumulato negli anni della guerra. Parte, infatti, nel 1949 il “Piano Ina Casa”, che condiziona l’intera produzione edilizia di questi anni e diventa la linfa vitale di un nuovo linguaggio architettonico, riconducibile alla matrice del realismo.
– Il boom delle opere di ingegneria negli anni del miracolo economico. Nel 1956, sulla scia della ricostruzione, nell’ambizioso piano che finanzia una rete autostradale distesa sull’intera penisola, si avvia intanto la costruzione della dorsale Milano-Napoli: l’Autostrada del Sole. L’architettura che più simboleggia il boom economico è il grattacielo Pirelli. Negli anni immediatamente successivi, con la grande risonanza mediatica che l’evento delle Olimpiadi di Roma del 1960 assume in tutto il mondo, anche l’ingegneria italiana balza al centro dell’attenzione internazionale con la costruzione del Palazzetto dello Sport.
– Negli anni più recenti con le nuove ricerche sui cementi con prestazioni speciali, sostenibili, si appassionano anche le archistar internazionali. Il calcestruzzo superfluido ad alte prestazioni viene impiegato per la costruzione del Museo Maxxi di Roma; il cemento bianco caratterizza le tre vele della chiesa del Millennio a Tor Tre Teste di Roma; il padiglione italiano all’Expo di Shanghai 2010 è il frutto di una nuova ma atavica ricerca, quella sull’ossimoro del cemento trasparente. Lo speciale mix design della matrice cementizia, resa eccezionalmente fluida ma anche estremamente resistente, consente di inglobare inserti di resina nel confezionamento di pannelli, che fanno filtrare la luce ma sono al tempo stesso solidi e isolanti.
Oggi, dopo anni di crisi internazionale, saprà il cemento trovare nuove strade per concorrere al rilancio dell’economia? Il materiale ha ancora grandi potenzialità. Il perfezionamento della miscela, oggetto nell’ultimo decennio di una profonda innovazione tecnologica, consentirà di mettere a punto capacità meccaniche, cromatiche, di durevolezza oggi imprevedibili. Gli esperti internazionali concordano che il futuro è rappresentato da soluzioni nano tecnologiche e biomimetiche stimolate dall’obiettivo di incrementare la sostenibilità dei processi produttivi e in esercizio.
“Questa è la generazione dell’innovazione e dell’internazionalizzazione, dei legami profondi col mondo della ricerca e dell’università. Se nei decenni passati la sfida era rimanere nel mercato, oggi a questa se n’è aggiunta un’altra: dimostrare che il mondo del cemento è compatibile con la salvaguardia ambientale. Le cementerie restano grandi, ma non sono più cattive”. Così scrive Alessandro Marzo Magno che ha raccolto, nella seconda parte del volume, le storie umane e professionali dei grandi protagonisti del cemento:
Giampiero Pesenti, Presidente di Italcementi; Sandro Buzzi, Presidente di Buzzi Unicem; Carlo Colaiacovo, Amministratore Delegato di Colacem; Mario Ciliberto, Presidente di Cementir Italia; Carlo Gervasoni, Amministratore Delegato di Holcim Italia; Augusto Federici, Amministratore Delegato di Sacci; Francesca Aonzo Vecchi e Maurizio Vecchi, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di Industria Cementi G. Rossi; Maria Antonella Barbetti, Presidente di Cementerie Aldo Barbetti; Giovanni Zillo Monte Xillo, Presidente di Cementizillo; Vincenzo Speziali, Presidente di Calme; Gennaro Moccia, Presidente di Cementi Moccia; Michele Marroccoli, Presidente di Cementi della Lucania.
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