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Stomping for Peace”: la mobilitazione dei bambini.
Uniti per chiedere la pace

20 Novembre 2024
sos villaggi dei bambini

Milano, 20 novembre 2024 – Il 20 novembre ricorre la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ogni anno pone l’attenzione sulla tutela dei diritti di ogni bambina, bambino, ragazza e ragazzo. Se da 35 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza molta strada è stata fatta, molta ancora resta da farne per garantire a ogni bambino il diritto di crescere sereno e in salute in un ambiente familiare e accogliente. 

“Come SOS Villaggi dei Bambini – afferma Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy –   condividiamo le parole espresse dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, nella sua Relazione Annuale al Parlamento del 20 giugno scorso: “Bambini e ragazzi devono essere considerati tra i destinatari diretti delle decisioni e delle scelte politiche. Oggi purtroppo non appaiono nemmeno sullo sfondo”. Nel nostro Paese – dichiara Samantha Tedesco – la strada è ancora in salita, ci sono molti segnali di preoccupazione rispetto a un mancato ascolto e tutela dei minorenni. Il numero di minorenni negli istituti penali minorili e i Minori Stranieri Non Accompagnati, che arrivano in Italia e combattono per vedere riconosciuti i loro diritti, è in drammatico aumento. Ma non solo, anche la povertà educativa, i divari regionali relativi all’accesso ai servizi essenziali, come sanità e istruzione, fino ad arrivare ai problemi legati alla salute mentale delle giovani generazioni e alla dispersione scolastica ci mostrano uno scenario che non garantisce e tutela i diritti dell’infanzia”.

E a livello globale, la situazione dei diritti dei bambini e ragazzi non migliora. Secondo l’UNICEF, più di 30 milioni di bambini sono stati sfollati a causa dei conflitti; molti di loro sono ridotti in schiavitù, vittime della tratta, abusati e sfruttati e un gran numero di loro è privo di uno status sicuro, a cui spesso viene negato l’accesso ai diritti fondamentali come: il diritto alla vita, al cibo, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla cura e alla protezione. I leader ignorano sempre più le norme del diritto umanitario internazionale e la comunità internazionale sembra allontanarsi dall’impegno di adottare “tutte le misure possibili per garantire la protezione e la cura dei bambini colpiti da un conflitto armato”. 

È in questo scenario globale sempre più spesso segnato dal conflitto, che si inserisce l’iniziativa Stomping for Peace, promossa da SOS Children’s Villages: un’azione collettiva da parte dei bambini che mira a sensibilizzare sugli effetti devastanti della guerra sulle giovani vite. Un movimento che incoraggia i bambini a esprimersi e a prendere posizione per i diritti di coloro che soffrono nei conflitti.

È noto quanto possa essere devastante l’impatto che conflitti e guerre hanno sul benessere mentale dei bambini a breve e lungo termine. Livelli elevati di stress e in molti casi traumi hanno un impatto negativo sul loro sviluppo, sul loro apprendimento, sul loro senso di sicurezza, tutti elementi essenziali per costruire la loro vita. L’impatto fisico e psicologico e la perdita di familiari e amici lasciano cicatrici che non potranno mai essere cancellate. Le guerre producono irrecuperabili separazioni familiari, spesso i bambini diventano testimoni di violenze contro i membri della famiglia, i loro genitori o fratelli, sono costretti a fuggire dalle loro case e a volte vengono separati quando cercano protezione. 

“Facevamo visita regolarmente ai parenti. Ora ho perso tutto: la famiglia, gli amici, i ricordi e i sorrisi. Rimangono solo tristezza e dolore, e non c’è più un buon ricordo per noi. I miei genitori e i miei fratelli sono stati martirizzati e i miei amici con cui ho vissuto, stavano giocando e sono stati uccisi. La vita non ha più gusto. Non siamo vivi.” – Ayman, 18 anni, accolto negli accampamenti di SOS Children’s Villages a Gaza.

In vista della Giornata mondiale dell’infanzia, SOS Children’s Villages ha mobilitato i bambini a livello globale nel kickoff della campagna Stomping for Peace che si è svolto ieri, 19 novembre, nell’Headquarter delle Nazioni Unite a New York: la chiamata collettiva alla pace di centinaia di bambini provenienti da oltre 30 Paesi, sulla musica del DJ di fama internazionale e amico di SOS Children’s Villages Martin Garrix. Un’eco potente dei bambini per i bambini.

“L’auspicio della nostra Organizzazione – spiega Samantha Tedesco – è che il 35° anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia porti a un cambio di approccio dei governi rispetto ai conflitti, ponendo la prevenzione al centro di tutte le loro azioni e i relativi investimenti. Investire nei loro diritti non solo favorisce la loro crescita, ma getta anche le basi per un presente e un futuro migliore per tutti, poiché bambini che crescono in ambienti tutelanti e sicuri diventano adulti responsabili. Sostenere il principio del superiore interesse dei bambini significa, infatti, prevenire i conflitti armati e lavorare per la pace laddove il conflitto è in corso”.

Nel dettaglio i dati della difficile situazione dei minorenni in Italia: 

  • Aumento delle presenze negli istituti penali minorili (Ipm) con conseguenze drammatiche. “In un anno, da maggio 2023 a maggio 2024, il numero dei minorenni negli Ipm è passato da 210 a 339: 129 in più, pari al 61,4%. A segnare la differenza sono stati gli ingressi dei ragazzi tra 16 e 17 anni aumentati del 74,4%” ;
  • In Italia, ci sono ancora migranti minorenni privi dei diritti previsti per tutti i minorenni dalla Convenzione ONU. Secondo i report pubblicati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gli arrivi sul territorio italiano sono poco più di 20.000 . Un numero esiguo che potrebbe essere facilmente integrabile attuando la Legge n. 47 del 2017, che mira a rafforzare gli strumenti di tutela garantiti dal nostro ordinamento in favore dei Minori Stranieri Non Accompagnati. La Legge 47/2017 ha ribadito, in modo chiaro ed inequivocabile, che i MSNA, in quanto minorenni, sono titolari dei diritti in materia di protezione a parità di trattamento con i minorenni di cittadinanza italiana o dell’Unione Europea. Un MSNA è, quindi, prima di tutto un soggetto di diritti che ha meno di 18 anni e ha diritto a essere protetto e accolto in quanto minorenne. Nella realtà però, in Italia, non è stato costruito un sistema di prima accoglienza capace di tutelare i loro diritti e solo una minima parte di minorenni è accolto nelle strutture primariamente deputate (Centri Fami). Il resto è in Centri di Accoglienza Straordinaria per minorenni e la maggior parte viene “smistato” in centri non adeguati (tensostrutture, hotel, hotspot, CAS per adulti), negando loro i fondamentali diritti della Convenzione CRC oltre che della Costituzione Italiana, per citarne solo alcuni: diritto alla libertà, diritto alla salute, diritto all’inclusione e diritto all’educazione.
  • Grave l’incidenza di povertà assoluta individuale per le persone di minore età che, nel 2023 è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014; i minorenni che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023 infatti, sono pari a 1,3 milioni. Un dato in crescita anche per l’impatto dell’inflazione sulle famiglie. Un disagio economico che spesso si traduce in divario educativo poiché povertà economica e povertà educativa si alimentano a vicenda: la carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce le opportunità lavorative; le ristrettezze economiche limitano l’accesso alle risorse culturali ed educative. Nel 2021, il 2,5% dei minori di 16 anni non può accedere a un pasto proteico al giorno.
  • Sussistono forti divari regionali relativi all’accesso ai servizi sanitari, agli standard di vita essenziali e all’istruzione, che già nel 2019, il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza aveva invitato a colmare. Si va invece nella direzione inversa con il risultato di acuire queste disparità.
  • Analogamente preoccupanti i dati relativi alla salute mentale delle giovani generazioni: nel nostro Paese, la depressione che figura tra le prime 10 condizioni di salute più impattanti sulla salute pubblica nel 2019 e i servizi di sostegno psicologico per chi soffre di questo genere di problematiche, sono insufficienti. Il divario tra domanda e offerta per chi vive con un disturbo psicologico grave raggiunge infatti il 57% in alcune regioni italiane. Questa situazione, già difficile, si è ulteriormente inasprita durante la pandemia, che ha aumentato il numero e l’impatto di alcuni dei fattori di rischio per lo sviluppo del disagio psicosociale. Tra i giovani, chi ha perso o rischia di perdere le cure genitoriali è più vulnerabile al disagio psicosociale rispetto ai propri coetanei. 
  • Nell’ambito dell’istruzione e della formazione l’Italia non riesce a recuperare la differenza rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’Unione europea. È ancora alta nel nostro Paese la quota di giovani che abbandonano la scuola dopo aver conseguito soltanto il titolo di scuola secondaria di primo grado (early leavers). Nel 2022 il percorso formativo si è interrotto con la licenza della scuola secondaria di primo grado per l’11,5% dei giovani tra 18 e 24 anni. Permane un gap di genere a svantaggio dei ragazzi, che lasciano la scuola più spesso (13,6%, contro il 9,1% delle ragazze). Tra l’altro, come si legge nelle Osservazioni Conclusive rivolte all’Italia già nel 2003, il Comitato ONU esprimeva “preoccupazione per l’alto tasso di abbandono scolastico nella scuola secondaria” e ha raccomandato all’Italia di “intensificare gli sforzi per contenere il tasso di abbandono scolastico nell’istruzione secondaria”. Il fenomeno rimane un problema molto serio che influisce sullo sviluppo del Paese.

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Eleonora Lavoratore

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