La sfida
2008: l’industria del cemento avverte i primi sintomi della crisi, mentre in Europa si discute della direttiva “202020”. L’Italia deve presentare le proprie proposte di riduzione delle emissioni e il comparto cemento può uscirne penalizzato rispetto ai competitor europei che vantano migliori performance grazie all’uso di combustibili solidi secondari (CSS). Nel nostro Paese questa soluzione è ampiamente avversata.
Da quella data affianchiamo Aitec fino al raggiungimento del risultato: rendere possibile a livello normativo, e accettabile per l’opinione pubblica, l’utilizzo dei CSS nei cementifici.
Il nostro approccio
Puntiamo su azioni verso i decisori delle pubbliche amministrazioni e gli influenti del mondo dell’ambientalismo più strutturato e responsabile: ricerche e convegni accompagnati da attività di ufficio stampa verso media di grande diffusione (Sole 24 Ore, Corriere della Sera, Repubblica). E su attività di informazione e formazione per i tecnici delle pubbliche amministrazioni intercettati in occasione di appuntamenti specialistici: Forum PA e Ecomondo.
I risultati
La reputation dell’industria del cemento cambia rendendo possibile uno studio in partnership con Legambiente che analizza uno degli aspetti meno accettabili per i territori: l’attività estrattiva. Le “Linee guida per la progettazione, gestione e recupero delle aree estrattive” vengono pubblicate nel 2012. Ancora nel 2015 una puntata di Superquark-Rai 1 prende a modello una cava già case study per le Linee guida.
Sempre nel 2012 Aitec presenta i risultati della ricerca Nomisma Energia “Potenzialità e benefici dall’impiego dei CSS nell’industria del cemento” ad un parterre di stakeholder, tra i quali il Ministro dell’Ambiente. A fine 2012 il nostro mandato raggiunge l’obiettivo: viene emanato il decreto che disciplina l’utilizzo dei CSS nei cementifici.